I MIGRANTI ABBANDONATI

La grave situazione dei braccianti in Basilicata

Potenza -

Nel 1948 Palmiro Togliatti vide con i propri occhi i Sassi di Matera e senza mezzi termini li definì “Vergogna Nazionale”. Non diversa sarebbe la reazione di fronte ai “Nuovi Sassi” fatti di baracche e baraccopoli, popolate da invisibili braccianti, che costellano le campagne dalla Sicilia all'Abruzzo. In Basilicata come altrove gli invisibili hanno trovato ricovero nei casolari della Riforma Fondiaria abbandonati, pericolanti, privi d'energia elettrica e acqua potabile. A seguito della pandemia e del blocco di tutte le attività, l'isolamento è divenuto totale, perché sono state cancellate anche quelle poche corse di mezzi pubblici che normalmente consentono agli invisibili d'avere un minimo di contatti e l'accesso ai generi alimentari, di provvedere alla “spesa” insomma.

Perciò, venute meno anche queste possibilità “minime”, la U.S.B. Federazione Braccianti Basilicata, con l'indispensabile supporto degli omologhi di Foggia e San Severo, con l'organizzazione e la materiale collaborazione del Coordinatore Nazionale Lavoratori Agricoli, sig. Aboubakar Soumahoro, e dei sigg.ri Francesco Caruso e Francesco Topi, ha dedicato la ricorrenza del Primo Maggio a coloro che, ben visibili e conosciuti quando si tratta di eseguire i pesanti lavori nelle campagne e raccogliere i prodotti, improvvisamente ritornano invisibili quando si tratta di parlare dei loro diritti. Molti ne sono stati privati dai cc. dd. “decreti Salvini” che, impedendo loro il rinnovo dei permessi di soggiorno, da un lato li ha privati di documenti, ma dall'altro li ha lasciati nelle baracche nelle campagne alla mercé dello sfruttamento da parte di “padroni” senza scrupoli. Ovviamente il venir meno di una posizione “legittima” ha ancor di più abbattuto il livello d'accesso degli invisibili agli aiuti pubblici, alle cure e ai diritti in tempo di pandemia. Nessuna autorità, amministrativa o sanitaria, ha ritenuto di procedere neppure ad una sanificazione nelle baracche, sebbene la necessità sia stata segnalata e l'intervento richiesto per tempo. I rappresentanti delle Istituzioni esercitano la strategia dello struzzo, oppure usano il tatto non per toccare con mano e rendersi conto, bensì per chiudere vista, udito, olfatto e parola; che però tornano ad usare per mangiare alla propria tavola il prodotto del lavoro dei nuovi schiavi.

Nessuno s'è preoccupato, per esempio, del fatto che nell'agro di Montemilone, oltre alle condizioni estreme dell'approssimativo rifugio, provvede ad approvvigionarsi d'acqua presso una fontana pubblica percorrendo ogni volta due ore di cammino, trasportando pesanti bidoni già contenenti diserbante o concime; con tutte le conseguenze in tema di pericolo alla salute, ulteriore rispetto alle condizioni igienico-sanitarie del rifugio e all'epidemia in atto.

Ragion per cui USB a livello Nazionale ha promosso un crowdfunding e così raccolto fondi con cui ha proceduto all'acquisto e alla distribuzione di presidi sanitari e derrate alimentari tra questi uomini e donne, nel più totale silenzio loro e delle istituzioni, si spaccano la schiena quotidianamente dall'alba al tramonto per far arrivare sulle nostre tavole il cibo che consumiamo fresco. Tutti li conoscono, sanno dove rintracciarli per i lavori nei campi, ma nessuno se ne ricorda per riconoscere loro i diritti fondamentali, la libertà dall'indigenza, la dignità di lavoratore. USB da molti anni si batte per far emergere gli ultimi ed invisibili, per veder loro riconosciuti diritti e dignità; perché siamo intimamente convinti che tutti gli uomini sono uguali e che tutti contribuiscono alla loro comunità e che tutti hanno diritto all’assistenza senza discriminazione alcuna. Regolarizzazione per tutti.

“Cercavamo braccia, sono arrivati uomini” ha scritto lo svizzero Max Frish; non possiamo che prenderne atto, che ci piaccia o no.

 

Venosa, 02.maggio.2020                          IL COORDINAMENTO