EMERGENZA SANITARIA IN BASILICATA: LUCI ED OMBRE.
Lo sfascio della sanità in Basilicata
Il virus ha prepotentemente invaso il globo, ignorando confini, barriere e recinti d'ogni genere; ci obbliga a limitare la nostra libertà, ha trasformato la parola “solidarietà” in una parola d'ordine, un mantra. Da tutte le parti la si invoca come indispensabile al contenimento del contagio.
E' forte però la sensazione che l'invito a restare a casa da parte della classe dirigente sia in realtà anche un suo strumentale tentativo di liberarsi da occhi indiscreti che possano cadere ed entrare nelle pieghe di un'approssimazione che, per effetto delle sue nefaste conseguenze, è sempre più evidente ogni giorno che passa. Infatti, se da un lato si domanda solidarietà, dall'altro non si fa nulla per coinvolgere nelle decisioni che vengono prese da una classe dirigente sempre più avvitata su se stessa, che non si rende conto che l'epidemia non ha svuotato di senso il ruolo di servizio da essa classe dirigente svolto, anzi lo dovrebbe esaltare nella condivisione che restituirebbe un po' di serenità agli spaventati amministrati. Invece si continua ad agire discriminando e lasciando percepire l'arroganza d'avere le verità in tasca.
Purtroppo con ci si può improvvisare economisti, giuristi, costituzionalisti, epidemiologi, ecc. Così, mentre in tutto il Paese assistiamo ad una corsa al potenziamento dei servizi a tutela della salute di tutti i cittadini, nella nostra Regione assistiamo alla sospensione di quelli primari che hanno come destinatari anziani e pazienti affetti da gravi patologie. Nessuno ascolta neanche le proposte che vengono avanzate da organizzazioni che, come la nostra, da sempre hanno garantito disponibilità e collaborazione alla ricerca delle migliori e logiche soluzioni ai problemi. Le nostre numerose note inviate a Regione e Azienda Sanitaria San Carlo sono rimaste senza risposta: neppure un grazie, no! Con l'unico effetto di mortificare e rendere inattive energie che tornerebbero invece assai utili in questo momento. Invece si perde tempo a disquisire sul perché certe strutture sono meglio valorizzabili di altre con la netta sensazione che dietro ogni ragionamento si nascondano riserve mentali. A tecere del fatto che molti dei cc.dd. “politici” curano molto di farsi vedere in selfie propagandistici, come se questo stato d'emergenza sia invece una campagna elettorale. Così, con la scusa della pandemia, si è avviato lo smantellamento di quel poco che della sanità lucana ancora esisteva a tutela di una popolazione per lo più di anziani. Come a Venosa, dove già da una settimana, nel giro di poco più di 48ore, sono stati dimessi tutti i pazienti del reparto di lungodegenza e del centro Alzheimer, mentre i dializzati sono senza indicazioni. Il tutto per far posto al reparto infettivi da COVID-19 che invece ben avrebbe potuto essere attrezzato in strutture dismesse da anni; esattamente com'è avvenuto in altre parti del Paese, dove gli Alpini della Protezione Civile hanno in cinque giorni rimesso in piedi ben cinque strutture sanitarie abbandonate ormai da lustri. Invece si è avviato un diabolico gioco di spostamenti senza alcuna logica apparente o quanto meno conosciuta solo da chi, in silenzio, tutto ciò sta eseguendo anche approfittando della quarantena, ma continuando ad invocare solidarietà attraverso media. Ma la solidarietà non è una parola vuota e va perseguita nei fatti e con azioni concrete. Solo la partecipazione e l'utilizzazione delle forze di tutti potrà consentire di attraversare il lungo periodo critico appena avviatosi e aspirare a conseguire risultati soddisfacenti per tutti e per la salute di tutti. Pertanto si rinnova la disponibilità alla collaborazione per garantire la salute e la tutela di tutti i cittadini e lavoratori.
Potenza, 27.03.2020 IL COORDINAMENTO