PRECARI BASILICATA: la montagna ha partorito il topolino
Promesse da campagna elettorale
LA MONTAGNA HA PARTORITO IL TOPOLINO.
Ancora una volta la Regione Basilicata, attraverso la sua dirigenza, non perde occasione di confrontarsi solo con gli amici e i fedelissimi, tenendo fuori le voci di chi non la pensa come loro. Abbiamo avuto l’opportunità di leggere il Piano dei fabbisogni triennali 2018-2020. Contrariamente a quanto afferma il presidente della Regione che afferma di “essere aperto ad ogni suggerimento” si svolgono riunioni solo fra amici e si va avanti. Il Piano è parziale e superficiale oltre ad essere assolutamente insufficiente ed inadeguato e non risponde alle esigenze di lavoro stabile dignitoso di tante famiglie lucane. Per un verso si completano i contratti da part-time a full- time di alcune categorie(agrotecnici ex Alsia e personale ex Comunità Montane) e si usano le risorse secondo criteri molto discutibili tra comma 1 e comma 2 dell’art. 20 del D. Lgs. 75/2017. Le risposte della Regione all’abbattimento del precariato sono molto al di sotto delle aspettative. Riguardo poi ai dipendenti delle ex Comunità Montane, transitati nei ruoli della Regione presso il dipartimento agricoltura, è ancora in piedi una forte discriminazione in quanto essi non percepiscono la produttività dal 2014. E dulcis in fundo la Regione per mantenere in piedi Enti parassitari per occupare postazioni politiche e sperperare denaro sempre di concerto con gli amici hanno deciso che i lavoratori delle ex Comunità Montane devono essere comandati presso i Consorzi di Bonifica: è’ davvero paradossale che personale pubblico presti servizio presso enti in house. Si ravvede anche qui la possibilità di un danno erariale. Riguardo ai dipendenti ex Comunità Montane USB ha inviato alcune lettere pec per chiedere chiarimenti circa il pagamento della produttività, ma l’arroganza del potere consente di non rispondere e di violare le più elementari leggi sulla trasparenza. Sempre riguardo al Piano dei fabbisogni non si capisce l’atteggiamento della Regione, che dopo aver esternalizzato il servizio di assistenza tecnica dei fondi europei 2014-2020 spendendo circa 35 milioni di Euro, come farà rientrare “dalla finestra” i tanti ex lavoratori cococo interni che hanno garantito il servizio per oltre un quindicennio e che ora lavorano a stipendio dimezzato e a tempo pieno con le società che hanno vinto la gara(anche se alcune di queste sono state attenzionate dall’Antitrast) e con il contratto del Commercio.
USB è assolutamente contraria ai concorsi a partire dal 2019 in cui si mettono in palio “mezzi posti” o “posti part-time” da 650/700€ al mese come quelli previsti per i lavoratori flessibili. La dignità dei lavoratori non è merce di baratto e con una cifra del genere non si può assicurare ad una famiglia un’esistenza dignitosa.
Intanto in Regione è ancora aperta tutta la partita delle progressioni orizzontali e si aspetta una definitiva risposta per sanare la situazione. In questo contesto si fa presente comunque che l’Ente ha alcuni bilanci non ancora certificati dalla Corte dei Conti con il rischio del dissesto finanziario.
Tutto ciò avviene a ridosso di una campagna elettorale per il rinnovo degli Organi della Regione e i lavoratori e i disoccupati oltre che i precari hanno capito bene il gioco che si stà facendo.
USB non si farà mettere il bavaglio anche se la dirigenza tiene questa Organizzazione fuori dai tavoli e sarà sempre al fianco dei lavoratori, per la definizione del precariato e per combattere la disoccupazione chiedendo più fatti concreti e meno raccomandazioni e assunzioni clientelari.