E la saga sui precari alla Regione Basilicata continua
E’ ormai da più di due anni che la USB Pubblico Impiego di Basilicata denuncia l’improvvida decisione di esternalizzare l’assistenza tecnica sottolineando anche l’aumento dei costi del servizio.
Questa O.S. a gran voce e chiedeva un confronto costruttivo sul tema della stabilizzazione con la Regione Basilicata e suggeriva che quanto dovesse essere impegnato su un’operazione antieconomica ed irrispettosa del diritto e della dignità dei precari storici venisse invece utilizzato a supporto della stessa ed in linea con il piano di potenziamento della pubblica amministrazione e della Regione Basilicata. Una stabilizzazione, in linea con il provvedimento della Madia.
L'affidamento del servizio di assistenza tecnica ha obbligato i lavoratori ad accettare un contratto capestro con l'applicazione del contratto del commercio, ad accettare un ridimensionamento del livello di inquadramento, ad accettare anche il peggioramento dell'organizzazione del lavoro.
L’assunzione attuale è a tempo indeterminato, sì, ma comunque legata alla durata dell'appalto o alla prosecuzione del servizio con un’altra azienda sempre soggiacendo alle dinamiche del subentro e/o del trasferimento d'azienda e/o dell’applicazione delle varie clausole sociali. L’esternalizzazione inoltre è avvenuta con pesanti conseguenze per i lavoratori che prestano la loro opera con salari bassi pur avendo un’ alta professionalità e con un contratto del tutto anomalo.
In questo periodo nonostante gli accordi disattesi come anche quelli da avviare nel giro di 6 mesi con la contrattazione di 2° livello, poco è stato fatto né alcuno si è fatto promotore di alcunché di apprezzabile e meno che meno della presentazione di una piattaforma di trattativa o dell'avvio della procedura con l'azienda, visto che le trattative si fanno con le aziende e non con il committente pubblico; se non nelle abusate tradizioni di cercare strategicamente una sponda per le non-assunzioni di responsabilità o peggio ancora accordarsi per strategie operative di cui i sostenitori o anche buona parte dei rappresentati sono all’oscuro e che probabilmente neanche condividerebbero o ancora per contrattare per l’assorbimento di risorse aggiuntive, alle medesime se non peggiori condizioni per quanto riguarda i compensi o il termine contrattuale, rispetto a quanto già previsto nell'appalto con un ovvia maggiore spesa per la pubblica amministrazione per gli aggiustamenti del caso.
Che qualche sindacato, partecipante alla costruzione dell’idea che la soluzione “esternalizzazione” fosse l'unica minestra, oggi faccia richiesta della stabilizzazione dei lavoratori, ipotizzando che possano far valere i requisiti previsti dalla legge Madia non può che farci piacere, nonostante quest’ultima non abbia la forza della obbligatorietà. D’altronde non è solo cronaca ma legge che i posti in organico si ottengano “a domanda”.
Sarebbe stato utile che tale proposta al di là delle parole si fosse fatta valere nelle sedi competenti per la previsione di spesa e di posti in organico per non risuonare come un ennesimo proclama pubblicitario o l’ultima azione possibile sodale alla gestione attuale alla vigilia delle votazioni.