TRASPARENZA optional alla Regione Basilicata

La trasperenza non è di casa alla Regione Basilicata

Potenza -

La trasparenza non è di casa presso la Regione Basilicata. Ed ancora una volta si interviene a tutela dei lavoratori con la speranza che dia riscontro ai solleciti più volte inviati anche con posta certificata e rimasti nel segreto di qualche cassetto.

Esemplare è una risposta tipo, inviata dal Dirigente dell’Ufficio Organizzazione e Gestione del Personale del Consiglio Regionale, in qualità di RUP di tutto il procedimento “La procedura per l’accesso agli atti è stata attivata, infatti siccome ci sono dei controinteressati, si è provveduto ad informarli in data 07/04/2017. Ai sensi dell’art. 3 del D.P.R. 184/2006 entro il termine di dieci giorni dalla ricezione della comunicazione i controinteressati possono presentare motivata opposizione”: sono trascorsi quasi venti giorni, ancora nessuna risposta. Dalle notizie che ci sono pervenute, da parte di tanti dipendenti che hanno inoltrato, tramite PEC, richiesta di accesso agli atti, nessuno ha ancora ricevuto alcuna documentazione… altro che legge sulla trasparenza! Le assegnazioni delle AP e delle PO in Regione Basilicata sono state ufficialmente formalizzate con Determinazioni Dirigenziali n. 53 del 10/03/2017 e n. 191 e 183 del 17/03/2017.

Ricordiamo che i criteri di valutazione approvati, e da noi ripetutamente contestati per l’eccessiva discrezionalità, a nostro avviso del tutto illegittima, concessa ai dirigenti generali e di ufficio, ha consentito ai suddetti di disporre di 45 punti su 100, senza l’esplicitazione di una griglia di valutazione, né di parametri e/o criteri, imparziali trasparenti e oggettivamente riscontrabili.

Come c’era da aspettarsi, il conferimento degli incarichi ha suscitato accese polemiche e numerosissime richieste di accesso agli atti, da parte dei tanti dipendenti che, a fronte di  curriculum e di titoli di tutto valore, si sono visti penalizzati e maltrattati da valutazioni (fatte spesso attraverso distratti e formali colloqui motivazionali della durata di qualche minuto), che in alcuni casi si sono mostrate al limite della decenza.

Infatti a fronte di una valutazione dei titoli (questa avvenuta su parametri del tutto oggettivi e quantificabili) piuttosto bassa, alcuni si sono visti assegnata una PO (Posizione Organizzativa, anche di livello A) o una AP (Alta Professionalità) a danno di chi aveva ottenuto valutazioni molto più elevate con i titoli e il curriculum.

A tal proposito, a costo di essere ripetitivi, il D. Lgs. 150/2009, all’art. 25, comma 2, recita che “La professionalità sviluppata ed attestata dal sistema di misurazione e valutazione costituisce criterio per l’assegnazione di incarichi e responsabilità secondo criteri oggettivi e pubblici”, comprovati da oggettivi riscontri contenuti nel curriculum professionale di ciascuno, che, pertanto, dovrebbe costituire, legittimamente, l’unico criterio oggettivo, trasparente e validato di valutazione.

Se ciò non bastasse, le numerosissime richieste di accesso agli atti, sui verbali dei colloqui effettuati dai dirigenti e sui criteri di valutazione adottati, non hanno ancora ricevuto risposta, pur essendo ormai trascorsi i 30 giorni canonici.

 

Forse si preferisce tirarla per le lunghe, prendere per stanchezza, costringere a costosi ricorsi al TAR o al Giudice del Lavoro: insomma si è intrapresa la strategia dello scoraggiamento. Perché si vuole negare ciò che spetta per diritto? Si temono forse i riscontri di valutazioni ingiustificabili, inadeguate e, in alcuni casi, del tutto discrezionali e arbitrarie? Esistono valutazioni e documentazioni disomogenee e non improntate agli stessi criteri (se questi esistono) tra i vari dipartimenti?

Attendiamo una risposta: i lavoratori che hanno fatto domanda di acceso agli atti e tutti i dipendenti attendono risposte!